Creare un'oasi nel deserto può essere una questione di bellezza oltre che di necessità?
Un giardino in una zona arida è di certo allo stesso tempo una gioia per gli occhi e un elemento di necessaria vitalità. Certo, questo in verità vale in qualsiasi punto del globo, ma in alcuni, come dire...vale di più.
Questi pensieri mi frullavano in testa leggendo un articolo che parlava di un esperimento ben riuscito che ha portato il frutto della ricerca Italiana ben oltre i confini nazionali.
Una tipologia di coltura sperimentata per la prima volta in Italia negli anni Settanta è stata utilizzata nel deserto mongolo per far ricomparire la vegetazione in una zona desertica. Si tratta della Policoltura MA-PI, messa a punto da Mario Pianesi e oggi utilizzata nel dieci per cento delle colture nella zona delle Marche, sua terra d'origine.
Si basa su pochi principi che in breve tempo renderanno quasi superfluo l'intervento dell'uomo:
- lasciar andare a seme una parte delle piante in maniera che si riseminino da sole;
- rispettare la stagionalità e la rotazione naturale;
- coltivare le specie che sono tipiche della zona;
- coltivare in consociazione;
- a raccolta avvenuta lasciare che le parti non raccolte marciscano.
Seguendo queste regole di base in cinque anni è stato possibile bloccare l'avanzata del deserto del Gobi nel distretto di Rashaant in Mongolia.
La portata di studi come questo (e ovviamente questo tipo di ricerca è portato avanti da scuole di pensiero anche molto diverse) è enorme, e investe sia le questioni ecologiche che la sfera dell'alimentazione. E tuttavia continuo a pensare che sia di enorme interesse anche per chi, come me, si interessa principalmente di giardini.
Tante domande e nessuna risposta mi lasciano la voglia di approfondire ancora l'argomento.